Gli Eventi

Concorso Nazionale per giovani incisori - Edizione 2013

Edizione 2013
Allievi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna

Aprendo l'edizione 2011 del Concorso “Gino Carrera” per incisori emergenti, peccando forse di presunzione, manifestavo la certezza di un futuro roseo e di grande interesse per questa importante iniziativa e mi dicevo convinto che avrebbe potuto ....”decisamente decollare verso traguardi sempre più importanti ed ambiziosi”.

Oggi, a distanza di due anni, a dispetto della crisi che ci sovrasta e che ha colpito in maniera consistente la “cultura”, come o forse più di altri settori, posso considerarmi soddisfatto di essere riuscito a dar vita anche alla quarta edizione di questo Premio Nazionale per Giovani Incisori; concorso ormai definitivamente intitolato al compianto concittadino, artista e incisore, Gino Carrera a riconoscenza del suo legame con la città di Casalpusterlengo e con gli “Amici della Grafica” in particolare. 
A sostegno del cammino intrapreso, non privo di difficoltà di ordine logistico e burocratico, ma ancor più economico, mi ha sorretto l'interesse che la nostra iniziativa stà suscitando nelle sedi delle Accademie di Belle Arti e degli Istituti d'Arte Nazionali, al punto che l'edizione 2013 ha visto il ballottaggio fra ben tre atenei. 
Fra questi chi ha saputo farsi avanti con decisione rispetto ad altre posizioni ancora un poco 'tiepide' è stata l'Accademia di Belle Arti di Bologna ; e lo ha fatto in pompa magna presentandosi con l'intero team di docenti delle cattedre di calcografia dell'Ateneo (ben sette insegnanti) che hanno proposto all'attenzione della giuria del Concorso due allievi artisti incisori ciascuno, scelti fra i più promettenti e meritevoli del loro corso. 
Il frutto dell'intenso lavoro svolto in sintonia con l'Accademia Bolognese è stato quello di mettere insieme una compagine di artisti rappresentativi delle più svariate espressioni e tendenze dell'arte calcografica, provvisti di grande sensibilità e di una sicura padronanza delle tecniche incisorie; la mostra che questo modesto catalogo accompagna ne è la più chiara e inconfutabile dimostrazione. 

Pietro Friggè

Coordinatore responsabile del ‘gruppo’


Nell’ottobre del 1711  il papa Clemente XI appose il sigillo agli statuti dell’Accademia che, fondata a Bologna l’anno precedente, in suo onore aveva assunto il nome di Clementina.
Strutturata sul modello dell’Académie Royal di Parigi e della romana Accademia di san Luca, l’Istituzione si ispirava anche alle precedenti associazioni artistiche bolognesi, dalla caraccesca Accademia degli Incamminati, a quella degli Ottenebrati, fino ai liberi sodalizi raccoltisi in tempi recenti intorno ad alcuni mecenati della città.  Non a caso, una nobile idea del sapere artistico basato sui testi oltre che sull’esercizio del disegno si accompagnava alla reverenza per la magnifica arte bolognese del Cinque-Seicento nella concezione della didattica, articolata intorno alle due discipline fondamentali della Figura e dell’Architettura.  L’attività, cominciata nel gennaio del 1710 in palazzo Fava, proseguì dal 1712  nella sede  di palazzo Poggi. Qui l’Accademia trovava posto accanto all’Istituto delle scienze per iniziativa del generale Luigi Ferdinando Marsili che aveva tenacemente voluto entrambe le istituzioni e continuò a sostenerle in seguito, dotando la Clementina dei più raffinati strumenti didattici quali calchi in gesso tratti dalla statuaria antica, libri e stampe, e finanziando un importante premio destinato agli allievi migliori. Intorno al progetto culturale – il cui principale artefice era stato il pittore e letterato Gian Pietro Zanotti - si strinsero tutti i più importanti artisti della città: fra gli altri Carlo Cignani, Marcantonio Franceschini, Giuseppe Mazza, Donato Creti, Giuseppe Maria Crespi a cui presto si aggiungerà Ferdinando Bibiena. All’impegno dell’Accademia sia in campo didattico sia nell’ ambito della tutela del patrimonio storico  contribuiranno via via i migliori artisti bolognesi, tra i quali si annoverano  Angelo Gabriello Piò e, in seguito, il figlio Domenico, Vittorio Bigari, Felice Torelli,  Francesco Tadolini,  Ubaldo e Gaetano Gandolfi, Jacopo Alessandro Calvi fino all’architetto Angelo Venturoli, all’incisore Francesco Rosaspina, al paesista Vincenzo Martinelli, allo scultore Giacomo Rossi che segnarono gli ultimi anni della Clementina, nel tramonto dopo la soppressione di fatto, avvenuta nel 1796.
Dalle ceneri della vecchia Accademia sorse immediatamente un più moderno organismo, l’Accademia nazionale, istituita nel 1802 dal regime napoleonico, insieme con quella di Brera. Collocata nell’edificio seicentesco che tuttora occupa, già sede del noviziato dei Gesuiti, cominciò ufficialmente i corsi nel 1804. Se in ambito pittorico continuarono a prevalere i modelli della tradizione, altre discipline si affermarono grazie alla qualità dei Maestri, come la scultura affidata a Giacomo De Maria e poi a Cincinnato Baruzzi, o per la modernità degli obiettivi, come l’ornato, il cui insegnamento avrà largo seguito anche in virtù della cultura variegata di Antonio Basoli.
Con il mutare delle condizioni politiche cambierà varie volte nel tempo la denominazione dell’Accademia (Reale, Pontificia, Regia), ma resterà quasi inalterato fino al Novecento il suo assetto didattico-istituzionale, anche se le funzioni di conservazione e restauro passeranno alla Pinacoteca (autonoma dal 1882) e poi alla Soprintendenza. Da segnalare tra i docenti  il toscano Antonio Puccinelli, caso raro di apertura extracittadina che venò di cultura macchiaiola la vocazione localistica della pittura bolognese.
La svolta fondamentale fu segnata nel Novecento dalla Riforma Gentile del 1923 che liberò le accademie dai compiti formativi inferiori, collocandole al grado più alto dell’istruzione artistica. Nel nuovo ordinamento la cattedra di tecniche dell’incisione andò a Giorgio Morandi che la tenne per oltre un quarto di secolo, coltivando allievi che poi proseguirono il suo magistero, quali Paolo Manaresi e Luciano De Vita. Pressoché nello stesso periodo sulla cattedra di pittura ad Augusto Majani  succedette Virgilio Guidi, i cui allievi  Pompilio Mandelli e Ilario Rossi saranno a loro volta docenti in Accademia. Nell’insegnamento della decorazione si segnala Giovanni Romagnoli e in quello della scultura Ercole Drei che plasmò una generazione di artisti fra cui emersero Luciano Minguzzi e Quinto Ghermandi.
 

                                                                                                        Fabia Farneti