Gli Eventi

Concorso Nazionale per giovani incisori - Edizione 2011

Edizione 2011
Allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli

Fin dai primi tempi di vita gli “Amici della Grafica” della Pro Loco Città di Casalpusterlengo hanno tenuto fede all’impegno assunto dai soci fondatori nello stilare il Regolamento del Gruppo nel lontano 1983 ‘…la diffusione e la maggiore conoscenza dell’arte calcografica in tutte le sue espressioni… la promozione e la realizzazione di iniziative culturali (mostre, incontri ecc.) tese alla promozione e divulgazione dell’arte dell’incisione’.
Questo impegno ci è stato lasciato in eredità morale da Franco Pedrazzini che ha fortemente voluto e sostenuto una iniziativa così particolare ed impegnativa, sul successo e sulla durata della quale ben pochi avrebbero scommesso.
Devo dire che la determinazione dell’amico Franco e di tutti i soci che, via via, si sono aggiunti al ‘gruppo’ ha dimostrato che avversità e pregiudiziali convinzioni non hanno avuto il potere di sopprimere una esperienza che veniva dalla passione e dal cuore.
E così, dopo avere dato vita, nei ventotto anni di attività, ad una innumerevole serie di qualificate iniziative editoriali, nonché all’allestimento di importanti mostre rigorosamente dedicate alla grafica originale, è nata l’esperienza di questo “Concorso nazionale per incisori emergenti” intitolato al compianto concittadino, artista e incisore Gino Carrera, a riconoscenza della sua sensibilità e disponibilità nei confronti degli “Amici della Grafica” ai quali fu sempre molto legato.
Il concorso si prefigge lo scopo di promuovere la conoscenza di giovani artisti incisori e non nasconde la dichiarata ambizione di diventare importante vetrina privilegiata per gli artisti stessi ed è giunto quest’anno alla 3° edizione, con la partecipazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Dopo l’adesione dell’Accademia di Urbino e dell’Accademia Albertina di Torino, nelle prime due edizioni, abbiamo, quindi, l’opportunità di iscrivere nell’Albo del Concorso un’Accademia da annoverare certamente fra le più qualificate nel panorama artistico nazionale ed internazionale come ci dirà, in altre pagine di questo catalogo, la prof.ssa Giovanna Cassese Direttore dell’Accademia di Napoli.
Forse pecchiamo di presunzione, ma siamo convinti che il Concorso “Gino Carrera”, con questa terza e così qualificata edizione, possa decisamente decollare verso traguardi sempre più importanti ed ambiziosi.
All’amico Franco Pedrazzini, primo fondatore del Gruppo “Amici della Grafica, sento il dovere di dedicare questa terza edizione del “Concorso per incisori emergenti” della Pro Loco Città di Casalpusterlengo.

Pietro Friggè

Coordinatore responsabile del ‘gruppo’


L’Accademia di Belle Arti di Napoli è una delle più antiche e prestigiose d’Italia. Venne fondata da Carlo di Borbone nel 1752, con il preciso intento di “educare” i giovani aspiranti artisti e, fino a qualche decennio fa, era l’unica Accademia dell’Italia meridionale peninsulare. L’Accademia di Belle Arti di Napoli costituisce, quindi, un luogo fondamentale per lo studio delle arti e sulle arti a Napoli e nel meridione d’Italia, dalla metà del XVIII secolo ad oggi. Tra alterne vicende che l’hanno vista, comunque, protagonista della storia artistica del sud, è sempre stata polo aggregante delle diverse realtà e luogo di dibattito sulle arti. In essa non solo si sono formate intere generazioni di artisti meridionali ed italiani, ma vi hanno lavorato famosi maestri e docenti stranieri, creando quel clima europeo ed internazionale che ancora attualmente caratterizza la nostra Istituzione attraverso una fitta rete di relazioni e scambi culturali.
Luogo privilegiato e deputato al “fare artistico”, l’Accademia, si pone, al presente, l’ambizioso obiettivo di formare i nuovi quadri della produzione dell’immagine tout court, sia essa puramente contemplativa, o anche di tipo funzionale; non solo, cioè, nel vasto ambito delle arti figurative, ma anche per quel che concerne la creatività applicata all’uso dei nuovi media, della grafica pubblicitaria, del design, del restauro dei beni culturali e della didattica dell’arte, della fotografia, del cinema e della televisione.
Un progetto, d’altra parte non molto dissimile da quello che si poneva Carlo III di Borbone quando, in pieno clima illuminista, istituiva a Napoli la Reale Accademia del Disegno nel 1752 con sede a San Carlo alle Mortelle, dove da circa un decennio erano attivi i Laboratori degli arazzi e delle Pietre Dure. Una finalità di intenti che l’Istituzione mantenne anche quando fu trasferita, prima, nella sede universitaria del Regio Palazzo degli Studi,
nonché Museo Borbonico, per volere di Tischbein, direttore dopo Domenico Mondo, e, poi, dopo l’unità d’Italia, nel 1864, nella sede attuale, che, un tempo, faceva parte del complesso conventuale di San Giovanni delle Monache eretto tra il 1673 e il 1732.
A tal fine è interessante evidenziare che i lavori di trasformazione e di adattamento alle necessità di una scuola, affidati ad Errico Alvino, già professore di architettura all’Accademia, vennero ad inserirsi nel più vasto piano di intervento urbanistico riguardante la zona compresa tra via Museo, via Costantinopoli, via Port’Alba e via Fosse del Grano. La sistemazione che prevedeva l’apertura di via Bellini, delle due traverse ad essa perpendicolari di via Broggia e via Conte di Ruvo, la costruzione della Galleria Principe di Napoli, da destinarsi a luogo di convegni e di esposizione di oggetti d’arte, e del teatro Bellini, già definiva, con la concentrazione in zona di attive ed antiche Istituzioni come il Museo Archeologico, il Conservatorio di San Pietro a Maiella e la stessa Accademia di Belle Arti, l’idea urbanistica di “polo delle arti”, sulla cui realizzazione si concentra, oggi, la politica culturale della nostra città. L’adattamento della vecchia struttura architettonica settecentesca, coinvolto nel lento processo di trasformazione della zona, richiese tempi molto lunghi di realizzazione. Ciononostante l’edificio si presenta come uno degli episodi più felici di tutta la produzione napoletana dell’Ottocento e uno dei più rappresentativi di quella corrente neorinascimentale, che più di ogni altra influenzò l’architettura partenopea del tempo. Risolta in chiave di blocco volumetrico la costruzione si svolge intorno
ad un ampio cortile rettangolare. La parte interna e quella che più risente della precedente destinazione conventuale.
Dopo il secondo conflitto mondiale, l’edificio, devastato nel suo patrimonio artistico e documentario a seguito dell’occupazione delle truppe alleate, riaprì i suoi battenti con la direzione di Emilio Notte, titolare della cattedra di pittura e il cui insegnamento disponibile alle correnti contemporanee, offriva alla retriva cultura ufficiale napoletana la possibilità di affacciarsi sul più complesso ed aggiornato panorama europeo degli anni
Cinquanta; con lui Giovanni Brancaccio titolare della cattedra di Decorazione. Mentre già giovanissimi operavano ed insegnavano all’allora annesso liceo artistico Spinosa, Venditti, Barisani, De Stefano, Colucci, Greco e Perez, all’Accademia si formavano Pisani, Alfano, Persico, Di Bello, Biasi, Palumbo, Del Pezzo, Starita, Di Ruggiero, Di Fiore, Bugli, Pirozzi e Stefanucci che operarono un reale cambiamento dell’arte napoletana in
linea con le scelte culturali ed artistiche internazionali del secondo dopoguerra.
Ma il difficile inserimento dell’Istituzione, che manteneva intatta la sua normativa legislativa, legata alla riforma Gentile del 1924, nel mutato assetto sociale, politico e culturale della giovane repubblica, doveva inevitabilmente portare ad una nuova e più lacerante interruzione, accelerata dagli eventi del Sessantotto. La consapevolezza, a lungo maturata, che la sopravvivenza dell’Accademia dovesse essere legata solo ad un ruolo attivo, in sinergia con le altre istituzioni e all’interno della realtà più viva napoletana, ha portato, negli anni Ottanta, alla riformulazione di un progetto che vedesse l’antica Istituzione di nuovo protagonista della crescita culturale non solo della città, ma di tutto il meridione.
Dal dopoguerra ad oggi, dunque, tante cose sono cambiate anche nell’avvicendarsi dei diversi direttori: Franco Mancini, titolare della cattedra di scenografia; prof. Gianni Pisani, titolare della cattedra di pittura; Prof. Carmine Di Ruggiero, titolare della cattedra di Pittura, poi con il prof. Alfredo Scotti, titolare della cattedra di Anatomia Artistica e, quindi dal 2007 a tutt’ora con la Direzione di chi scrive, titolare della cattedra di storia dell’arte, perseguendo una politica culturale di profondo rinnovamento, ampliamento dell’offerta formativa, valorizzazione del proprio patrimonio storico ed aperture a collaborazioni in campo nazionale ed internazionale.
Il restauro del nostro monumentale edificio, con il ripristino di gran parte dei suoi spazi, a cominciare dalla riorganizzazione di molte scuole, per continuare con l’apertura di laboratori attrezzati secondo le più moderne necessità di progettazione e di produzione, come quello di restauro, l’apertura della seconda Galleria e la risistemazione del giardino storico, sono la testimonianza di un impegno difficile e faticoso da sostenere in una realtà come la nostra, ma che è segno di una tenace volontà di “uscire dall’ombra”. Alla luce di tale rinnovato atteggiamento vanno considerate le numerose esposizioni, che si sono susseguite negli ultimi decenni ed organizzate negli spazi museali, come quelle monografiche, dedicate a George Grosz, Gustav Klimt, Joseph Beuys o alle collezioni di arte contemporanea dei musei francesi o alla fotografia del Bauhaus; o, ancora, a quelle tematiche come “Il sogno rivela la natura delle cose” o “Il trionfo dell’idiozia”. Una politica di apertura che, sostenuta anche da dibattiti, convegni, concerti, conferenze, rassegne cinematografiche e teatrali, ha visto coinvolto non solo una larga fascia del pubblico napoletano, ma soprattutto gli studenti che nel confronto hanno acquisito maggior entusiasmo e forza nel “fare”. Mostre didattiche, partecipazione a premi, rappresentazioni teatrali, collaborazioni con il teatro San Carlo e la Rai, scambi con altre istituzioni culturali, nazionali ed estere, sono il segnale di una fervente attività produttiva.
L’Accademia di Belle Arti di Napoli oggi è un’istituzione complessa, detentrice di uno know-how peculiare, fiera di essere allocata in un monumentale edificio e proiettata verso il futuro per rispondere sempre meglio alla sua mission istituzionale di alta formazione per ciò che concerne didattica, ricerca, sperimentazione, innovazione e produzione nel campo delle arti. Tutto ciò grazie anche al grande ampliamento dell’offerta formativa e ai sempre più stretti rapporti con istituzioni pubbliche e private. Ma non può esserci creatività e innovazione senza cultura e conoscenza.
L’Accademia di Napoli forma circa 2300 studenti, non solo campani, con una significativa presenza di stranieri. La nuova dimensione universitaria e l’ampliamento degli indirizzi sta comportando una ulteriore espansione del numero degli studenti. Molti sono gli studenti europei che vengono a studiare a Napoli e molti sono i nostri allievi che frequentano proficuamente periodi all’estero. Tutto ciò anche in virtù della sempre più articolata offerta formativa che propone corsi di diploma di I livello in Pittura, Scultura, Decorazione, Grafica d’arte, Scenografia, Conservazione e Restauro delle opere d’arte moderne e contemporanee, Graphic Design, Nuove tecnologie dell’arte, Fashion Design, Didattica dell’arte, Fotografia, cinema e televisione e corsi di II livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo (indirizzi Pittura, Decorazione, Scultura, Grafica) in Scenografia per il teatro e Scenografia per il cinema e la televisione, in Conservazione e Restauro delle opere d’arte moderne e contemporanee, in Fotografia, in Fashion Design e in Graphic Design. Inoltre in Accademia si tengono i Corsi di II livello per la formazione dei futuri docenti nell’area delle arti e del disegno. 

L’Accademia di Napoli ha così il privilegio, tra le accademie italiane, di non aver visto espropriato il suo patrimonio di opere d’arte ed è quella che possiede la più cospicua raccolta museale. Esclusa la Gipsoteca con le sue centinaia di pezzi, alcuni rari e di gran pregio, La Galleria Regionale d’Arte Moderna dell’Accademia consta di quasi mille opere tra dipinti, disegni e sculture, di cui quasi cinquecento dipinti, oltre 200 disegni e circa 70 sculture. Formatasi per esigenze didattiche, ovvero poiché “gli allievi conoscessero l’arte dei maestri”, la Galleria comprende opere dal Cinquecento al secondo Novecento.
Prevalentemente si caratterizza, però, per il consistente nucleo di opere del secolo scorso e della prima metà del nostro. La raccolta, che include e si caratterizza anche per il nucleo di 227 opere donate nel 1898 da Filippo Palizzi, è preziosa soprattutto per conoscere le arti nel meridione in età contemporanea. E se la politica culturale di questa direzione si fonda sul promuovere la dignità dell’Accademia di Napoli in ogni ambito, ciò è vero principalmente attraverso la tutela, la salvaguardia, e la valorizzazione del suo patrimonio di beni mobili e immobili. Dopo l’apertura della preziosa Galleria, il 30 ottobre del 2007, infatti, si è inaugurata finalmente anche la Gipsoteca in sale rinnovate e a seguito della campagna di conservazione e restauro dei rari e seducenti calchi e gessi del XVIII e XIX secolo a cura del Corso di Conservazione e Restauro delle opere d’arte moderne e contemporanee. Nel 2009 ha riaperto la prestigiosa e storica Biblioteca intitolata ad Anna Caputi con circa 16000 volumi, di cui alcuni antichi e rari, e si è ultimato il riordino e la schedatura dell’intero patrimonio librario della storica Biblioteca e il conseguente inserimento in rete attraverso il sistema SBN (Servizio Bibliografico Nazionale), in collaborazione con la Biblioteca Nazionale di Napoli, ed è ricominciata una politica di acquisti per l’implementazione dei fondi librari nell’ambito delle arti contemporanee e dello spettacolo. Nel 2010 si sono inaugurati il Teatro Antonio Niccolini, messo a norma e riprogettato da Massimo Alvisi e l’Aula Magna con la ricollocazione dopo il restauro dei calchi ottocenteschi del fregio e delle metope del Partenone; e ha organizzato e ospitato la VII edizione del Premio Nazionale delle Arti. Nel 2011 è già stata ultimata la rete wi-fi per tutta l’Accademia e molti altri progetti sono già in cantiere.
La nostra scommessa sarà vincente nell’ambito dell’alta formazione artistica se sapremo sempre più valorizzare ed arricchire il nostro patrimonio artistico e culturale. Questo patrimonio diventa il pilastro fondante della formazione delle giovani generazioni che troveranno nuova linfa e nuovi stimoli nel suo valore storico ed estetico. Oggi un museo in 74 Accademia deve rispondere a più necessità: non solo quella espositiva e conservativa ma, soprattutto, quella didattica, restituendo così al museo stesso una delle ragioni d’essere della sua fondazione. Più che musei, quindi, nel senso attuale del termine, ovvero meta del tempo libero e del viaggio, la Galleria e la Gipsoteca di Napoli si propongono come laboratori didattici per eccellenza, luogo della formazione per le generazioni di artisti del futuro.
L’Accademia di Belle Arti di Napoli, quale istituzione complessa e polivalente di alta cultura, attualmente si propone quindi quale luogo privilegiato dove far convivere tecnologia e creatività in maniera inedita, con un’offerta formativa ampia e di qualità che spazia dalla pittura e dalla scultura al design, alla fotografia, al cinema, alla video arte e al fumetto, al restauro.
La Galleria del Giardino, infine, aperta da quattro anni con la sua programmazione di mostre ed eventi mira a valorizzare e far conoscere la migliore produzione dei nostri giovani studenti. Produzione, ricerca e sperimentazione sono i cardini di intervento dell’Accademia di Napoli riformata, Istituzione storica prestigiosa che ha così l’ambizione e la possibilità di ripensare e ridisegnare i suoi obiettivi formativi proiettandoli nel futuro. La volontà è quella di aprirsi sempre più alle istanze socio-culturali della città e della nazione, instaurando collaborazioni versatili, ma al tempo stesso di restare sempre memore e cosciente della propria tradizione, difendendo il suo specifico know-how laboratoriale, ingrediente essenziale per la diffusione della cultura artistica, in una città viva e ricca di iniziative di richiamo internazionale quale è Napoli nel primo decennio del ventunesimo secolo. Perché non può esserci creatività e innovazione senza cultura e conoscenza.
In tal senso, proprio ultimamente, si sono intensificate le iniziativa con enti, istituzioni e associazioni culturali tra cui anche l’Istituto Cervantes, il Consolato Usa, l’Istituto francese di Napoli Grenoble. Un ciclo di iniziative artistiche d’ampio raggio volto ad instaurare un filo diretto con la città nell’ottica di una sempre maggiore sensibilizzazione ai valori dell’arte e della cultura in genere e più specificamente attraverso una costante conoscenza del patrimonio artistico e culturale cittadino cui appartiene anche quello dell’Accademia tra le cui peculiarità c’è anche una forte volontà di apertura internazionale in linea con la vocazione ad esperienze di confronto e condivisione con altre realtà europee da cui, appunto, la collaborazione con gli istituti di cultura stranieri a Napoli per animare sempre più il dibattito sui temi della ricerca, sperimentazione e innovazione in campo artistico.
Un fitto programma cui si aggiunge anche “Un sogno che unisce due città. Una voce proveniente dall’Università Normale dello Hebei” che si aprirà il 20 giugno nella Chiesa della Pietrasanta a Napoli e che costituisce una prima importante occasione per vedere in ambito partenopeo la produzione di arte contemporanea di maestri ed allievi di un’importante facoltà d’arte cinese e che rientra nelle manifestazioni dell’anno della Cultura Cinese in Italia. Un evento di grande rilevanza in Cina e per noi motivo di grande soddisfazione per essere riusciti, a soli due anni dall’avvio del progetto Turandot, a realizzare, oltre alle immatricolazioni degli studenti, eventi culturali specifici in collaborazione con la Cina.
Oggi un nuovo capitolo si apre, dunque. La partita da giocare è di notevole importanza. Il clima di fervore che si respira nell’Accademia e la rinnovata attenzione nei suoi confronti da parte delle istituzioni pubbliche e private, nonché della stampa cittadina e nazionale, sono un chiaro segno dell’inversione di tendenza, in termini di modernità e di inserimento nel sistema del contemporaneo, che va delineandosi in questi ultimi anni e sono il
naturale sviluppo di un lavoro condotto con impegno e nella convinzione della necessita dell’arte per lo sviluppo civile di una nazione.
Produzione, ricerca e sperimentazione sono i cardini di intervento dell’Accademia di Napoli riformata, Istituzione storica prestigiosa che ha così l’ambizione e la possibilità di ripensare e ridisegnare i suoi obiettivi formativi proiettandoli nel futuro. Perché non può esserci creatività e innovazione senza cultura e conoscenza.

Giovanna Cassese

Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli